Gomes : Maria Tudor

Sofia, 1998 (Audio)

Director: Luis Fernando Malheiro

 

Interpretes:

  • Franco Pomponi
  • Eliane Coelho
  • Elena Chavdarova-Isa
  • Kostadin Andreev
  • Stetozar RenguelovArchivos para descarga:
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Un nuevo aporte de Roberto sobre la discografia de Gomes:

Maria Tudor Eliane Coelho
Giovanna Elena Chavdarova-Isa
Fabiono Fabiani Kostadin Andreev
Don Gil di Terragona Franco Pomponi
Gilberto Svetozar Ranguelov
un Paggio Elena Stoyanova
Lord Montagu Ivan Ivanov
Lord Clinton Biser Georgiev
Araldo Stoil Georgiev

Coro e Orchestra National Opera Sofia
Luis Fernando Malheiro
Sofia, Bulgaria 06.XI.1998

MARIA TUDOR Dramma Lirico in quatto atti su libretto di Emilio Praga e
Arrigo Boito dal dramma di Victor Hugo
(successivamente revisionato da Giuseppe Zanardini e Ferdinando Fontana)

Atto I. Una Piazza di Londra.
Un gruppo di nobili, tra i quali l’ambasciatore spagnolo Don Gil de
Tarragona, si lamenta per gli eccessi della regina Maria Tudor e del suo
amante, Fabiano Fabiani. Don Gil afferma che presto l’influenza di Fabiani
avrà fine, evitando però di approfondire la sua dichiarazione. Allontanatisi
i nobili giunge Giovanna, un orfana che vive nei pressi della piazza, é in
attesa del suo amante Lionel (Quanti raggi del ciel). Incontra Gilberto, uno
scalpellino che l’ha aiutata ma i cui sentimenti, ora che la fanciulla è in
età da matrimonio, sono molto più che paterni.
L’implora di ricambiare al suo amore (Tanto il mio cor, bell’angelo) ma
Giovanna dice di poterlo amare soltanto come un padre o un fratello.
Giovanna rientra a casa lasciando Gilberto in un timore indistinto e intenso
ardore (Tanto il mio cor, bell’angelo). Ritorna Don Gil che, salutando
Gilberto, gli comunica che Giovanna ha un amante, di nome Lionel, che
arriverà presto. Giunge Lionel (in realtà Fabiano Fabiani amante della
regina travestitosi per corteggiare una plebea) e Giovanna gli corre
incontro. Nel colloquio tra i due Giovanna, pur dichiarando il proprio
amore, lo supplica di lasciarla, teme per la sua vita nel caso Gilberto
dovresse scoprire il loro legame. Ma infine, vinta dal suo ardore, lo
abbraccia (Mio dolce amor, ripensa a me). Improvvisamente Gilberto e Don Gil
li affrontano ma Fabiani riesce a fuggire. Don Gil rivelando a Giovanna la
vera identità del suo amante promette a Gilberto che avrà vendetta sul
seduttore.

Atto II. Il Parco Reale del Castello di Windsor.
Nobili e dame, vestiti per la caccia cantano le lodi della regina che
presiede i festeggiamenti dal suo padiglione, con Fabiano seduto ai suoi
piedi (Viva il re della Fulgida mensa). Lord Montague in un a parte a Lord
Clinton, osserva che la Regina presta meno attenzione ai complimenti della
folla che ai bisbigli del suo amante. Fabiani ringrazia la folla per il suo
onore alla regina, la quale canzonando per un attimo Clinton e Montague,
scende a raggiungere i nobili. Fabiani denuncia a gran voce i cittadini che
definiscono la regina “Maria la sanguinaria”: come possono dire questo di un
viso così sorridente? Maria risponde che la donna è mutevole come il mare e
ricorda a Fabiani che ha appena fatto giustiziare il duca di Suffolk. Un
paggio annuncia l’intrattenimento del giorno: dei cantanti di Avignone che
eseguono un madrigale (Corse Cipringa a rintracciar Cupido) e una canzone
(La Provenza – la Terra dei Canti). La regina annuncia l’inizio della
caccia, ma chiede a Fabiani di restare con lei. Essi si dichiarano il loro
amore in un lungo duetto (Colui che non canta), durante il quale Maria gli
ricorda che l’Ambasciatore spagnolo continua ad esortarla a sposare il re
Filippo di Spagna. Fabiani maledice il pensiero del matrimonio mentre Maria
lo supplica di dirle ancora una volta che la ama. Ritorna il paggio per
informare la Regina che Don Gil chiede un colloquio e che è accompagnato da
uno sconosciuto. Maria congeda Fabiani, e si confronta con Don Gil e
Gilberto, che le rivelano la doppiezza di Fabiani. Viene introdotta
Giovanna, la quale conferma la storia, raccontando come fosse stata tratta
in inganno dalla canzone di un cantante sconosciuto credendo il suo amore
sincero ed onesto (Nell’ora del Vespro pia). Nel concertato che chiude
l’atto Maria vede nella distruzione del sogno d’amore di Giovanna la fine
del suo, Gilberto pensa unicamente alla vendetta, mentre Don Gil esulta per
l’imminente caduta di Fabiani. Maria vuole vendetta. Gilberto chiede di
essere il suo strumento, mentre Don Gil, svelando una spada nascosta, gli
promette che al banchetto che terrà la sera seguente Gilberto otterrà ciò
che desidera. Maria li congeda con uno sguardo e, restata sola, può dare
sfogo alle sue emozioni: Maria la donna non cerca nessuna punizione del suo
amante infedele, ma Maria la regina non può tollerare un tale comportamento.

Act III.
Scena 1 Appartamenti della Regina.
In presenza di Don Gil, lord Montague e lord Clinton Maria sta scegliendo i
suoi ormanenti per il banchetto della sera. Fabiani entra, cercando di
parlarle in privato, ma lei indietreggia, lo rimprovera pubblicamente per la
sua sfrontatezza, ed esce seguita dai nobili. Rimasto solo, Fabiani si
convince che la regina è semplicemente capricciosa (Sol chi ti sfiori). Dopo
tutto lei lo ama alla follia, e lui si ritiene al sicuro dalle provocazioni
dei cortigiani. Il suo compiacimento è stroncato da Don Gil che, rientrato
in scena, accenna la canzone che aveva Lionel aveva cantato a Giovanna.
Fabiani risponde con feroce fiducia in se stesso e si dirige verso la gande
sala del banchetto, mentre Don Gil dà accesso a Gilberto da una porta
segreta e gli dice di attendere un suo cenno per compiere la sua vendetta.
Scena 2 Una grande sala nel castello di Windsor.
Lord Clinton e Lord Montague suggeriscono a Fabiani che la regina voglia
nominarlo principe durante il ballo. Lord Clinton annuncia la regina, e i
nobili, i cavalieri e le dame intonano l’inno reale mentre quest’ultima
avanza, scortata da Don Gil (Dio, salvi l’eccelsa regina). La regina
intreccia il cerchio della danza, indugiando momentaneamente di fronte a
Fabiani per commentare il suo stato di agitazione. L’orchestra incomincia
una burlesca che anche i nobili tentano di danzare, ma senza molto successo.
Alla conclusione un paggio annuncia che il banchetto sta per cominciare. La
regina comanda che gli ospiti la precedano, quindi riceve un inviato del re
Filippo che consegna a don Gil un cofanetto ingemmato da presentare a Maria.
Questo contiene un anello. Don Gil mormora tra sé “se Fabiani muore,
diventerò principe di Ceuta” (Questo cerchietto splendido). La regina
accetta l’anello, quindi ordina a Don Gil di far ammettere Gilberto, che
entra e, ad un ordine di Maria, estrae la spada che Don Gil gli aveva
consegnato. La regina invoca aiuto, ma in un a parte sussurra a Gilberto di
rimanere silenzioso, perché otterrà la sua vendetta. I cortigiani si
precipitano dalla sala da pranzo. Maria accusa Gilberto di aver attentato
alla sua vita, e chiama al suo fianco Fabiani. Gli dice di aver preparato
per lui una sorpresa speciale, al che viene condotta Giovanna. La regina
accusa quindi Fabiani di aver armato l’assassino. Nell’assieme conclusivo i
cortigiani maledicono Fabiani (Su te, sciagurato). Egli reagisce con
indignato orgoglio, finché Don Gil mostra che la spada di Gilberto è
decorata col cimiero di Fabiani. Gilberto si rivela come il protettore di
Giovanna, al che Fabiani finalmente crolla. Maria esulta, mentre Gilberto e
Don Gil ringraziano il fato che ha permesso loro questo istante. Soltanto
Giovanna esprime il suo orrore per la sorpresa della serata. Maria ordina a
Lord Clinton di andare a cercare il carnefice, e al comando della regina Don
Gil chiede a Fabiani se conosca Gilberto. Entra il carnefice e Maria gli si
rivolge: “tu sei vecchio. Hai visto succedersi tre regni, voglio
ricompensarti per il tuo servizio. Guarda questa tenera, giovane testa, che
era il fascino e lo splendore del trono io te la dono”. Mentre Maria sale
sul trono, Don Gil conduce fuori Giovanna, i rappresentanti regi scortano
Fabiani e Gilberto nella Torre di Londra, e il coro riprende il suo inno
alla regina.

Atto IV Aula di tribunale nella Torre di Londra.
La regina è sola, combattuta tra il perdono di Fabiani per amore, e il
consenso alla sua esecuzione per il suo tradimento di quello stesso amore
(intensamente io l’amo). Convoca quindi i trombettieri, i rappresentanti
regi e don Gil, il quale annuncia dal balcone che entro quell’ora il conte
Fabiano Fabiani morirà e che, per risparmiare il sangue di un uomo del
popolo, la regina ha fatto grazia a Gilberto. Mentre la folla rumoreggia la
sua approvazione, Maria promette a Don Gil un ducato ed altre ricompense se
farà in modo che la testa sotto il cappuccio nero che il boia troncherà
invece che di Fabiani sarà quella di Gilberto. Uscita la regina, Don Gil
medita sulla sua scelta (In poter mio tengo due teste). Se farà giustiziare
Gilberto diventerà un ricco duca inglese; se si sbarazzerà di Fabiani come
amante della regina, il re di Spagna lo ricompenserà col principato di
Ceuta. Presa una decisione esce quindi rapidamente. Maria ritorna, sullo
sfondo un coro di monaci prega per il perdono dei colpevoli. Giovanna si
precipita a esprimere la propria gratitudine alla regina per la grazia a
Gilberto. Maria turbata tenta di liberarsi di lei. La processione che
conduce al patibolo il condannato oltrepassa la camera. Maria rivela a
Giovanna che è Gilberto colui che sta per morire al posto di Fabiani.
Giovanna la scongiura invano di risparmiare quest’ultimo colpo al suo cuore,
quindi colta da un pensiero improvviso le chiede: “E se tu, traditrice,
fossi stata a tua volta tradita?” Maria chiama freneticamente il carceriere
per interrompere l’esecuzione. Qualcuno si avvicina dal corridoio, sia Maria
che Giovanna lo interrogano convulsamente sulla sua identità. Appare
Gilberto: mentre Giovanna si getta ai suo piedi colma di riconoscenza, la
regina emette un grido e perde i sensi. Cala il sipario.