Gomes : Fosca

Sofia, 1997 (Audio)

Director: Luis Fernando Malheiro

 

Interpretes:

  • Gail Gilmore
  • Roumen Doykov
  • Krassimkira Stoyanova
  • Niko Issakov
  • Svetozar RanguelovArchivos para descarga:
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Comentarios
Aporte de Roberto:

Fosca …………………. Gail Gilmore
Paolo …………………. Roumen Doykov
Delia ………………….. Krassimira Stoyanova
Cambro ……………… Niko Issakov
Gajolo ………………… Svetozar Ranguelov
Doge …………………… Stoil Gueorguiev
Michele ………………. Peter Bakardzhiev

Orchestra e Coro dell’Opera di Sofia
Teatro Nazionale dell’Opera di Sofia, Bulgaria 26.XI.1997

Gomes nacque l’11 luglio 1836 in Brasile nel paese di São Carlos, ora
Campinas, dal maestro Manuel José Gomes e Fabiana Maria Cardoso, in una
famiglia di 26 figli. Le sue tendenze musicali dell’infanzia furono presto
stimolate dal padre, direttore della banda cittadina, e dal fratello
maggiore, José Pedro de Sant’Ana Gomes, anch’egli direttore. José Pedro era
il suo principale riferimento e consigliere durante la sua carriera
artistica. Convinse Antônio a visitare la Corte, dove diviene un protetto
dell’imperatore Dom Pedro II, il quale, avendo un noto interesse per gli
artisti e gli intellettuali brasiliani, rese possibile ad Antônio Carlos di
studiare al Conservatorio di Musica di Rio de Janeiro, dove frequentò la
classe di composizione di Gioachino Rossini. Dopo essersi diplomato con lode
compose nel 1861 la sua prima opera, A Noite Do Castelo, che debuttò con
grande successo al Teatro Lirico Fluminense. Due anni dopo, si ripeté con la
sua seconda opera, Joana De Flandres, considerata ancora migliore della
prima. Queste composizioni convincono l’Imperatore ad offrirgli una borsa di
studio per studiare in Italia, al Conservatorio di Milano, dove studia con
Lauro Rossi e Alberto Mazzucato. Terminato il corso di studi in tre anni,
anziché in quattro, ottenne il titolo di Maestro Compositore nel 1866.
Scrisse le musiche per la rivista “Se sa minga” di Antonio Scalvini che lo
resero famoso. Nel 1868 seguirono quelle per la rivista “Nella luna”.
Interessato alla creazione di un’opera sulla realtà brasiliana, Carlos Gomes
sceglie come tema la storia romantica O Guarani, dello scrittore brasiliano
José de Alencar. che ebbe la sua prima rappresentazione nel maggio del 1870
al Teatro alla Scala di Milano, con il nome di Il Guarany. Il successo è
enorme. Anche il più severo dei critici comparò il musicista brasiliano ai
grandi maestri europei, come Rossini e Verdi. Il re d’Italia Vittorio
Emanuele II decorò il creatore dell’opera che venne poi inscenata in tutte
le principali capitali d’Europa. Prima della fine di quell’anno, Gomes
ritornò in Brasile dove organizzò la première de Il Guarany a Rio de
Janeiro, riportando lo stesso successo. Ritornato in Italia, Carlos Gomes
sposò Adelina Peri, una pianista italiana che aveva incontrato durante i
suoi studi milanesi e incominciò la composizione della sua seconda opera,
Fosca. È un lavoro di ambizioni superiori, che a lungo considerò il suo
capolavoro. Il suo debutto avvenne ancora alla Scala, il 16 febbraio 1873,
ma non incontrò il consenso del pubblico. Così Gomes abbassò il tiro e si
riscattò l’anno dopo a Genova dove, il 21 marzo 1874 al Teatro Carlo Felice,
andò in scena il Salvator Rosa, grand-opera di ambientazione napoletana, che
riscosse grande successo e che aprirà la stagione di carnevale 1876-77 in
almeno sette dei più importanti teatri italiani. Scrisse l’inno Il saluto
del Brasile per il centenario dell’indipendenza americana, che venne
eseguito a Philadelphia, il 4 luglio 1876 dal maestro Gilmore. Negli anni a
seguire si dedicò alla revisione di Fosca, che rilanciò alla Scala nel 1878,
i critici furono benevoli ma ancora l’opera non conquistò il pubblico e non
venne ripresa in altri teatri. Il 27 marzo 1879 fu rappresentata al Teatro
alla Scala Maria Tudor, su libretto del poeta scapigliato Emilio Praga
completato da Ferdinando Fontana. La scelta del soggetto era infelice e il
verdetto fu inesorabile: un fiasco. La carriera italiana di Gomes era
praticamente finita. Nel 1883 Gomes tornò in Brasile ricevendo omaggi in
ogni città in cui si recava. Quando ritornò in Italia, dopo aver abbandonato
varie opere appena iniziate, si dedicò alla composizione di un’opera sulla
lotta contro la
schiavitù, ispirato dalla liberazione degli schiavi neri in Brasile, che
prende il titolo de Lo Schiavo. L’opera, suggerita da un grande amico di
Gomes, un ingegnere di colore di nome André Rebouças, vedrà la luce solo nel
1889, quando dopo vani tentativi di farla debuttare in Europa, andò in scena
a Rio de Janeiro. È l’ultimo grande successo del compositore. Quello stesso
anno fu proclamata la Repubblica del Brasile e Carlos Gomes ripartì per
l’Italia. Fedele alla monarchia e a Dom Pedro II, Gomes rifiuta
l’opportunità a lui data dal presidente Deodoro da Fonseca di comporre il
nuovo Inno Nazionale Brasiliano. Negli anni successivi compone l’opera
Condor (Teatro alla Scala, 1891) e la cantata Colombo (Teatro Municipale di
Rio de Janeiro, 1892) per la festa di commemorazione del quattrocentenario
della scoperta dell’America. Invitato del governatore dello stato brasiliano
del Pará per dirigere il Conservatorio di Musica, il maestro lasciò
definitivamente l’Italia, desiderando accettare il posto. Ma purtroppo, già
anziano e malato, morì poco dopo il suo arrivo a Belém il 16 settembre 1896.
?
* * * * *
FOSCA Dramma lirico in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni,
dalla novella La festa delle Marie, Storia veneta del secolo X di Luigi
Capranica del Grillo.

Prima: Milano, Teatro alla Scala, 16 febbraio 1873

Personaggi: Gajolo, pirata istriano (Basso) – Fosca, sua sorella (Soprano) –
Michele Giotta, senatore (Basso) – Paolo, suo figlio, capitano veneziano
(Tenore) – Delia, orfanella veneta e sua fidanzata (Soprano) – Cambro,
schiavo veneziano al servizio di Gajolo (Baritono) – il Doge di Venezia
(Basso) – pirati istriani, nobili e dame veneziani, popolo (Coro e
comparse).

L’azione si svolge in Istria e a Venezia nell’anno 944

Atto primo
A Pirano in Istria, nel rifugio dei pirati.
Gajolo spiega ai suoi uomini il piano della loro prossima incursione. Si
infiltreranno in segreto ad un matrimonio nella Chiesa di San Pietro a
Venezia (Scendiam nella notte), poi ad un suo segnale sovraffarranno i
ricchi ospiti. Gajolo viene interrotto da Cambro, che porta una buona
notizia: Michele Giotta ha offerto una lauta somma per il riscatto del
figlio Paolo, prigioniero dei pirati. Tutti festeggiano, ma Fosca
interviene, ricordando al fratello che il prigioniero le era stato promesso,
e che non lo avrebbe ceduto per tutto l’oro del mondo, poiché ne è
innamorata. Suggerisce di ingannare Giotta, ma i pirati rifiutano perché
sarebbe disonorevole e se ne vanno. Rimane sola in compagnia di Cambro, il
quale innamorato di lei e non corrisposto, le promette che in un modo o
nell’altro riuscirà a farla sua (D’amore le ebbrezze). Fosca va a prendere
Paolo nella grotta e gli annuncia la sua liberazione. Poi gli dichiara tutto
il suo amore, ma Paolo la allontana perché innamorato di un’altra donna, cui
è promesso. Fosca va su tutte le furie, non accetta di essere respinta e sta
per rimandarlo nella sua prigione, quando sopraggiunge Gajolo, accompagnato
da Michele Giotta che è venuto a riprendersi il figlio. Fosca tenta di
protestare, ma vine zittita dal fratello. Non appena la nave di Paolo prende
il largo, Cambro patteggia con Fosca: il suo aiuto a vendicarsi in cambio di
divenire sua sposa.
Atto secondo
Scena prima: Casa di Delia a Venezia. Paolo è col suo grande amore, con la
quale si sposerà a breve (Soli, del mondo immemori). Delia è un’orfana senza
dote, ed esprime simpatia per la sfortuna di Fosca, che ha curato Paolo
nella sua prigione. Nel frattempo Cambro si spaccia per un venditore
ambulante e cerca di vendere a tutti i costi una preziosa collana a Delia,
che lei rifiuta. Nel frattempo però riesce ad avere le informazioni per
progettare il loro rapimento.
Scena seconda: Nella piazza davanti la Chiesa di San Pietro di Castello a
Venezia. Fosca e Cambro si incontrano. Dalla chiesa si odono i preparativi
per la cerimonia. Cambro promette a Fosca che la sua vendetta è vicina, e
Fosca comincia ad avere dei rimorsi (Quale orribile peccato), per la
devozione di Paolo al suo grande amore. Ma il canto del coro della chiesa la
riporta alla sua furia (Dall’atre magioni). Gajolo arriva, e rimane sorpreso
di vedere Fosca sul luogo del suo piano. La processione passa vicino a loro
e Fosca tenta di gettarsi verso Paolo, ma viene trattenuta da Gajolo che
prende per pazza (Pazza si, ma viva ancora). Finalmente comincia la marcia
nuziale e gli sposi entrano. A questo punto i pirati di Gajolo entrano in
azione e dentro la chiesa avviene un grande scontro tra pirati e veneziani.
Fosca si avventa sugli sposi (L’aborrita rivale, da Paolo amata, all’odio
mio fatal non sfuggirà!) che, con l’aiuto di Cambro, vengono rapiti. Intanto
i veneziani arrestano Gajolo.

Atto terzo In una grotta oscura in Istria.
Delia pensa solo al suo amato Paolo. Fosca entra nella grotta, le dice che
Paolo è vivo e le spiega tutta la storia dal principio. Delia è disperata e
vuole salvare Paolo ad ogni costo, al punto da sacrificarsi al suo posto
(Orfana e sola nel materno tetto). Fosca è commossa dal grande amore che
lega i due sposi. Fosca viene a sapere che Gajolo è stato condannato a morte
e si ripromette di cercare di salvarlo. Cambro è preoccupato per il
pentimento di Fosca.
Atto quarto
Scena prima: Palazzo del Doge a Venezia. Michele Giotta è preoccupato per
il figlio, e il Doge organizza una spedizione in sua ricerca. Ma Gajolo
chiede ed ottiene udienza presso il Doge. All’incontro Gaiolo dice che Paolo
e Delia sono in pericolo, perché i pirati non sono più sotto il suo
controllo. Propone dunque che venga liberato e lasciato partire, con
l’accordo che se riucirà a salvare i prigionieri, sarà libero, altrimenti
dovrà riconsegnarsi per l’esecuzione.
Scena seconda: A Pirano in Istria, nel rifugio dei pirati.
Cambro fa intendere a Paolo che Delia è morta, e lui si dispera e vorrebbe
raggiungerla (Se assunta al Dio dei martiri). Delia viene portata nella
prigione di Paolo, ma non le permettono di abbracciare l’amato. I due sposi
chiedono clemenza, ma Fosca non è soddisfatta e vuole vendetta: dice a Delia
che Paolo verrà ucciso, a meno che lei non si offra di morire al suo posto e
beva il veleno che lei le porge. Paolo implora di non farlo, Delia è
titubante e Fosca ride di lei. Quando Delia è ormai sul punto di bere,
sopraggiunge Gajolo che ordina a Fosca di fermarsi e ai suoi di mettere gli
sposi su una barca per Venezia. Gajolo dice di avere ucciso Cambro che lo
aveva tradito e di aver di nuovo il controllo della ciurma. Fosca disperata
chiede il perdono degli sposi per tutto il male che ha loro inflitto. Poi,
disperata di aver perso il suo amore, beve il veleno. Tremante, sorretta da
Gajolo, dice addio agli sposi cantando Ecco! Sul legno ascendono. Paolo,
ohimè, per sempre addio! e muore fra le braccia del fratello, che, insieme
ai corsari, giura vendetta a Venezia.

* * * * *
Fosca è la seconda opera di Gomes, composta al suo ritorno dal Brasile. È
basata su una storia di pirateria nell’Adriatico e ambientata nel Medioevo.
Lo spartito rivela una condotta molto più scaltrita nell’uso dei motivi
conduttori e una struttura vocale che tende ormai al discorsivismo e al
superamento della dicotomia recitativo-aria. La sua prima rappresentazione,
nel 1873 fu molto contestata, nonostante l’editore Giulio Ricordi avesse una
grande ammirazione per il compositore brasiliano. L’opera venne criticata
per il frequente ritorno a temi ricorrenti, che in verità non hanno un
valore sinfonico, bensì esclusivamente melodico, ma ciò costò a Carlos Gomes
l’accusa di Wagnerismo. Ma Gomes era convinto del valore della sua
composizione e ne fece diverse revisioni. La prima è quella del 1878, dove
Gomes apportò le modifiche più rilevanti. Nel primo atto sostituì l’aria del
baritono originale, Or vieni o donna con la più lirica D’amore le ebbrezze.
Accorciò nettamente il finale del secondo atto (che originariamente aveva un
lungo concertato dopo la sconfitta di Gajolo, durante il quale Fosca rivela
il rapimento di Delia ai Veneziani vittoriosi, obbliga Paolo a seguirla,
lasciando suo fratello e gli altri pirati in pericolo di vita). Inoltre,
riscrive una larga sezione del duetto tra Fosca e Delia nel terzo atto
(Vieni e cogli l’instante che alla clemenza s’apre il mio cor). Questa
seconda versione debuttò al Teatro alla Scala il 7 febbraio 1878, la critica
fu benevola ma il pubblico non l’accolse con particolare entusiasmo e non
venne ripresa altrove. La seconda revisione è del 1889, per una
rappresentazione al Teatro Comunale di Modena e la terza, infine, è del 1890
e andò in scena al Teatro Dal Verme di Milano. Successivamente l’opera non
venne più eseguita fino alla ripresa al Teatro Municipale di São Paulo nel
1966. Parlando dell’opera Conati scrive: Nel suo complesso la Fosca segna
la fase di maggior avanzamento compiuto in arte da Gomes e al tempo stesso
il vero momento del suo effettivo inserimento nel vivo dell’evoluzione
dell’opera lirica italiana, rappresentando per i suoi tempi uno dei
tentativi più seri di mediazione tra il melodramma italiano e le esperienze
“oltremontane”. A conti fatti, essa costituisce anche il risultato artistico
forse più equilibrato e coerente ottenuto nel teatro musicale dal movimento
della “Scapigliatura”, oserei dire più coerente anche se meno appariscente
che non quello, per molti aspetti equivoco, conseguito dal Mefistofele di
Boito.