San Pablo, 1977 (Audio)
Director: Simon Blech
Interpretes:
- Nina Carini
- Benito Maresca
- Ruthy Staerke
- Paulo Forts
- Edilson CostaArchivos para descarga:
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Aporte de Roberto:
Complete cast:
Salvator Rosa Benito Maresca
Isabella Nina Carini
Gennariello Ruth Staerke
Masaniello Paulo Fortes
Duca d’Arcos Edilson Costa
Conte di Badajoz Aguinaldo Albert
Fernandez Ayrton Nobre
Bianca Leyla Taier
Suor Inês Leyla Taier
Fra’ Lorenzo Boris Farina
Corcelli Wilson Carrara
Orchestra e Coro do Teatro Municipal de São Paulo
Teatro Municipal de São Paulo, 1977
Dramma lirico in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni
Musica di Antônio Carlos GOMES
aprima: Teatro Carlo Felice di Genova il 21 marzo 1874.
Personaggi: Il duca d’Arcos, viceré di Napoli (basso) – Isabella, sua
figlia (soprano) – Salvator Rosa, pittore innamorato di Isabella (tenore) –
Masaniello, capo ribelle ed amico di Rosa (baritono) – Gennariello, giovane
amico di Masaniello e Rosa (soprano en travesti) – Fernandez, comandante
delle truppe spagnole (tenore) – Il conte di Badajoz, nobile spagnolo
(tenore) – Corcelli, brigante alleato con gli spagnoli (basso) – Bianca,
donna spagnola (mezzosoprano) – Suora Ines (soprano) – Fra Lorenzo (basso)
?
La trama si basa sul romanzo d’avventura di Eugène de Mirecourt Masaniello,
del 1851, a sua volta liberamente ispirato alla vita del pittore e poeta
italiano Salvator Rosa e Masaniello, un pescatore napoletano, che divenne
capo della rivolta del 1647 contro il dominio spagnolo degli Asburgo a
Napoli. Salvator Rosa è la quinta opera di Gomes e la terza ad avere la sua
prima mondiale in Italia. Lui e il suo librettista, Ghislanzoni, avevano
inizialmente voluto chiamare l’opera Masaniello, come il romanzo di Eugène
de Mirecourt sul quale si basava. Invece, Ghislanzoni ha fatto diventare
Salvator Rosa (un personaggio secondario del romanzo di De Mirecourt) il
protagonista principale. La storia d’amore tra Isabella e Masaniello nel
romanzo è diventata quella tra Salvator Rosa e Isabella nell’opera. Come
molte opere basate sulla vita di Salvator Rosa, il romanzo di De Mirecourt è
derivato da una biografia del pittore del 1824 da Lady Morgan, La vita e i
tempi di Salvator Rosa, che perpetua la leggenda che Rosa era stato
imprigionato dai banditi quando era un giovane e che tornò a Napoli nel 1647
per aiutare Masaniello nella sua rivolta contro il dominio spagnolo. È la
leggenda di quest’ultimo che costituisce la base del libretto di
Ghislanzoni.
L’azione si svolge a Napoli, durante la Repubblica Napoletana, 1647
Atto I
Scena 1: Lo studio di Salvator Rosa a Napoli, 1647.
Rosa, famoso per i suoi paesaggi, è al lavoro eseguendo un nuovo dipinto.
Scherza con Gennariello, un giovane vagabondo che si è legato a Rosa ed ai
suoi allievi. Quando la conversazione si sposta a donne, lo spensierato
Gennariello ammette di invidiare l’idolatria di Rosa per una donna sopra
tutti gli altri, poi canta una canzone che ha composto per la seduzione (Mia
piccirella). Come Gennariello finisce la seconda strofa, Masaniello, un
pescatore che è diventato il capo della resistenza popolare contro
l’occupazione brutale spagnola con il duca d’Arcos, entra. Gennariello li
lascia soli, e Masaniello rivela a Rosa che la rivolta prevista sta per
iniziare. Le campane di mezzogiorno della chiesa serviranno come segnale
(All’armi! All’armi!). Odia l’idea di spargimento di sangue, ma può liberare
Napoli dalla forza della tirannia nella quale soffre. Rosa giura la sua
fedeltà alla causa. Dopo che Masaniello se n’è andato, Rosa riflette sulla
fortuna che lo costringerà ad abbandonare la sua musa, e forse rinunciare
alla sua casa. Il conte di Bajadoz entra, e, con deferenza ironica, “invita”
Rosa ad un’udienza con il Duca. In disparte, Rosa assicura a Gennariello che
coloro che amano la loro patria non avranno alcun motivo di preoccuparsi per
la sua fermezza, poi viene portato via. I suoi allievi corrono in studio in
cerca del padrone. Quando Gennariello dice loro quanto è successo, si
precipitano fuori per aderire alla rivolta imminente.
Scena 2: La Sala Grande del palazzo del viceré.
Il duca di Arcos e il suo comandante delle truppe, Fernandez, stanno
progettando la distruzione della rivoluzione che temono scoppierà presto. Il
Duca carica l’ufficiale di guardia, con sua figlia Isabella, e cita un
passaggio segreto in caso di fuga dal palazzo. Il Conte entra col suo
prigioniero, Rosa, che accusa il Duca di violare le garanzie prestate ai
napoletani dal Re di Spagna, e sostituendo invece i propri statuti crudeli.
Isabella entra, e in lei Rosa riconosce la donna che è stata il suo ideale,
poiché la vide una volta sulla riva di un fiume. Aveva notato, ovviamente,
il pittore in quel breve momento, perché sopprime il suo riconoscimento di
lui. Lei supplica il padre di diminuire la sua presa sulla libertà del
popolo (Padre, a te il grido innalzasi), contro la sua richiesta di tacere,
mentre Rosa si lamenta che il suo ideale è irraggiungibile. Improvvisamente
il conte si precipita dentro. La rivolta è iniziata, e le truppe spagnole
sono in ritirata davanti al popolo. Temendo che la vendetta li avrebbe
presi, il Duca e la sua corte escono dal passaggio segreto, lasciando Rosa
per salutare Masaniello e il popolo vittorioso, che li salutano come eroi.
Atto II
Scena 1: Una stanza a Castelnuovo, vicino a Napoli.
Il Duca, dopo aver accettato un colloquio con Masaniello, riflette sulla
vita di guerra e di terrore che è stato il suo destino scelto, invece delle
gioie serene di marito e di padre (Di sposo, di padre). Il Conte e Fernandez
accompagnano nell’emissario di Masaniello Salvator Rosa, al quale il Duca dà
un trattato di pace, con la sua firma, che garantisce le esigenze del
popolo. Rimasto solo, quando il Duca va a prepararsi per la cerimonia di
pace, Salvator può pensare solo di Isabella, che entra in quel momento, alla
ricerca di suo padre. Rosa le descrive il giorno in cui l’ha vista (Sulle
rive di Chiaia). Isabella confessa che le ritorna il suo amore (L’accento
dell’amor). Il loro idillio viene interrotto dalla ricomparsa del Duca, e i
tre si congedano per la festa.
Scena 2: Le porte della città.
La gente sta godendo e festeggia con balli e canti (A festa! A festa!).
Salutano Gennariello come un eroe, e li trattiene con una descrizione della
sua audacia (Poiché vi piace udir). L’arrivo di Masaniello dà vita al più
grande l’entusiasmo della folla. Essi gridano per una guerra di sterminio
contro gli spagnoli! Ma Masaniello ricorda loro che Dio ha dato loro la
vittoria in nome della giustizia, non della vendetta, e che il suo unico
desiderio è di ritornare alla vita di pescatore che ha dovuto abbandonare
(Povero nacqui, e ai perfidi). Il suono del passaggio del corteo di nobili e
soldati spagnoli chiama tutti sull’attenti, compreso un gruppo di briganti
guidati da Corcelli. In una conclusiva grande assemblea, il Duca promette di
rispettare le nuove ed umane leggi, e il nome di Masaniello come giudice dei
suoi giudizi. Masaniello promette l’obbedienza del popolo al solo governo,
mentre Rosa e Isabella celebrano la conferma del loro amore reciproco. Come
il finale raggiunge la sua conclusione, il Duca e la sua corte
tranquillamente giurano di schiacciare i ribelli, mentre il popolo grida
“Viva il Duca”.
Atto III
Scena 1: Una terrazza del palazzo del viceré.
E ‘sera; il palazzo è illuminato splendidamente per un banchetto. Il conte
di Bajadoz e Fernandez discutono il previsto colpo di stato, e l’intervento
sul lato spagnolo di Corcelli e i suoi briganti. Masaniello, apparentemente
ubriaco, comincia a giocare con l’idea di se stesso come re di Napoli.
Cortigiani e signore, uscendo dalla Sala Grande, cantano la loro avversione
aristocratica della partecipazione plebea ai festeggiamenti (Di quelle sale
il lezzo uccide). Masaniello si lamenta ancora una volta che vuole tornare
alla vita di pescatore, ma affronta Rosa con la sua idea di essere re, non
sentendo il motivo del pittore di ritornare alla sanità (Là su quel fragil
legno). Quando il Duca e la sua corte entrano, Salvator si rende conto che
Masaniello è stato drogato. Il duca ordina l’arresto di Rosa. Di fronte a
forze schiaccianti, non ha altra scelta che arrendersi.
Scena 2: Il cortile di un monastero.
Isabella affronta suo padre sulla sorte di promessa sposa. Il Duca replica
che lei otterrà la felicità che si merita: il matrimonio col capitano
Fernandez (Sola il mio bianco crine). Isabella rifiuta, ma il Duca risponde
che se lei non gli obbedirà, il suo amante verrà giustiziato. Quando i
monaci cantano la vanità delle gioie terrene, Isabella supplica invano il
padre intransigente.
Atto IV Un Portico del Castello, con la Basilica del Carmine in primo
piano, e la città visibile dall’alto.
Da lontano arriva la voce di Gennariello cantando una ripresa della sua “Mia
piccirella”. Il Conte e Corcelli escogitano un piano per uccidere Masaniello
e se ne vanno, mentre Isabella entra, sperando di trovare suo padre per
dissuaderlo dal costringerla a sposare Fernandez; lei rinuncerà a Salvator
se il duca non la forzerà un’altra volta. Il Conte ritorna, portando
Salvator, liberandolo dalla schiavitù e tutto ciò che Rosa sente è un addio
sinistro. Non appena il Conte esce, Isabella emerge dal suo nascondiglio per
avvertire Rosa del piano spagnolo per assassinare Masaniello e che anche lui
Rosa è pronto alla morte. Quando lei gli dice che si deve sposare con
Fernandez, Rosa la maledice e si precipita ad avvertire Masaniello. Isabella
prevede che solo questo lo renderebbe lasciarla. Ora lei farà ciò che deve.
Entra in chiesa. Il suono di colpi dal di dentro fa eco del suo ingresso.
Dal castello emergono il Duca e i suoi seguaci, dalla strada Masaniello e
Rosa. Prima che possano impegnarsi a vicenda in battaglia, Isabella appare
sulla porta della chiesa, ferita a morte dai proiettili destinati a
Masaniello. Lei cade sui gradini, gridando: “Padre, non più spargimento di
sangue.” Il Duca si rende conto che il cielo lo ha punito per i suoi
misfatti, ed ordina ai suoi uomini di obbedire all’ultimo desiderio di sua
figlia. Salvator piange il suo amore perduto, mentre Gennariello e gli
allievi cercano di consolarlo con il ricordo che la gloria della sua arte
finirà per ammorbidire il dolore. Con il suo ultimo respiro, Isabella
promette a Salvator che lo attenderà in cielo, dove l’amore è immortale.
Muore, mentre il popolo grida vendetta contro l’oppressore.